lunedì 23 gennaio 2012

Da OC a Head coach

Con ancora tre teams alla ricerca di un head coach, Colts, Raiders e Bucs, si accavallano i nomi sui media e le interviste che i vari teams fanno con i potenziali candidati. Molti di loro sono offensive coordinator o comunque esperti della offense. Alcuni nomi, però, sono ricorrenti per una o più posizioni. Così Marty Mornhinweg, offensive coordinator degli Eagles ed ex head coach di Detroit, è stato accostato ai Colts per il suo legame con il nuovo general manager Ryan Grigson ed ora avrebbe in programma una intervista con gli Oakland Raiders per sostituire il licenziato Hue Jackson. E mentre Tampa sembra indecisa fra la gioventù, nella persona dell'head coach di Oregon, Chip Kelly -- che, pur avendo rifiutato, potrebbe essere il segnale della volontà di guardare anche alla NCAA per sostituire Raheem Morris-- e l'esperienza, con Mike Sherman fra i candidati per il ruolo, alcuni nomi emergono nuovamente dopo buone stagioni, mentre altri sembrano dimenticati. Sembrano, perchè i New York Giants sono ancora nei playoffs e quindi potrebbe tornare in auge il nomo dell'offensive coordinator Kevin Gilbride. Fra i dimenticati, almeno apparentemente, Bruce Arians, un tempo un hot name ed ora fuori anche dagli Steelers e Todd Haley, che ha fallito a Kansas City ma che resta un ottimo offensive coach. Ogni head coach offensive-oriented porta dietro il proprio background offensivo e la propria terminologia. Questa differisce da playbook a playbook. Un play denominato Omaha può essere una deep route da una parte e una 6-yard out da un'altra. Resta costante il passing Tree, le tracce che un receiver può percorrere. Il modo di chiamarle varia da playbook a playbook. Alcuni possono essere enormi e contenere centinaia di pagine, altri essere più piccoli. Alcuni coaches cercano di adattare il playbook al personale a disposizione, altri cercano di costruire un roster o di adattarlo al proprio sistema offensivo. Sono tre essenzialmente le terminologie offensive che hanno dominato la NFL: il sistema di Don Coryell, il sistema West Coast di Paul Brown e Bill Walsh ed il sistema di Ron Erhardt, corso attualmente da Ken Whisenhunt ad Arizona ed in parte ad Atlanta dall'attuale nuovo head coach dei Jaguars, Mike Mularkey. Ma chi sono questi coach offensivi candidati in queste ore alle sideline ancora alla ricerca di un head coach? McCoy, finalista per il posto ai Dolphins poi finito a Joe Philbin, è l'offensive coordinator dei Broncos dal 2009. E' l'uomo che è riuscito a massimizzare le qualità di Tim Tebow importando nella NFL una option offense. McCoy ha analizzato la offense dei Gators guidata da Urban Meyer, head coach di Tebow a Florida dal 2006 al 2009. La option introdotta da McCoy è stata una delle novità delle ultime stagioni, insieme alla Wildcat dei Dolphins, in un mondo come quello della NFL dove l'80% delle offense fanno le stesse cose, cioè inside e outside runs, corse centrali e counters e passing games divisi fra i sostenitori di un gioco basato su lanci corti come nella West Coast Offense e un gioco più verticale con 5-7 step del quarterback. E i raggruppamenti offensivi sono essenzialmente questi:
Regular: 2 WR,1 TE,2 RB
Ace: 2 WE, 2 TE, 1 RB
Posse: 3 WR, 1 TE,1 RB
Houston: 3 WR, 2 RB
Jet: 4 WR, 1 RB
Kings: 4 WR, 1 TE
Tank: 1 WR, 2 TE, 2 RB
Heavy: 1 WR, 3 TE, 1 RB
Jumbo: 3 TE, 2 RB


Quando l'ex offensive coordinator Doug Marrone lasciò la posizione per diventare head coach a Syracuse, Sean Payton decise di rivolgere la propria attenzione a Pete Carmichael, ex star del baseball al Boston College ed ex membro dei coaching staffs di football di New Hampshire e Louisiana Tech. Carmichael era ai Saints come quarterbacks coach dal 2006. Carmichael è considerato elemento chiave della offense dei Saints del 2011, per la quale ha anche chiamato dei over plays quando Payton è rimasto fuori a seguito dell'infortunio subito nello Week 6. La offense dei Saints ha potuto contare su l'eccellente unione di braccio forte e capacità di lettura delle defenses avversarie portata avanti dal quarterback Drew Brees. Questo unito ad un gioco prettamente verticale portato avanti da NO, nel quale le defenses avversarie vengono costrette a giocare con una singola safety in copertura invece che two-deep. Per fare questo, la offense dei Saints utilizza spesso trips formation, con tre receivers in un lato. In questo modo saltano le cover-2 avversarie, perchè una safety avrebbe da giocare contro tre possibili ricevitori e così le defenses passano alla cover-one man o alla three-deep zone. Ha vinto soltanto 5 games in in due stagioni come head coach dei Detroit Lions ma l'offensive coordinator degli Eagles, Marty Mornhinweg, è considerato uno dei maggiori esperti della West Coast offense e ne ha utilizzata una versione adattata a Philadelphia. Vari plays come screens, sprint draws, play action passes e 3 step drops, tutti pura West Coast Offense, sono presenti nel playbook degli Eagles. Mike McCarthy ha imparato la  West Coast sotto Paul Hackett a Kansas City.  La offense dei Packers utilizza vari tipi di personale e di formazioni per accentuare i mismatches nello spazio. Lo scopo è di creare tracce veloci per dare subito il pallone nelle mani dei receivers: slants, stick routes e short-crossers sono la base di questa passing offense, partendo da formazioni spread. Sotto Mike McCarthy, i Packers sono diventati uno dei migliori team a lanciare sul profondo, anche se questo avviene soprattutto contro coperture a una safety. Questa stagione il playbook è stato ampliato con l'aggiunta dell'utilizzo di play-action bootleg che sono risultate in alcuni big plays. “Abbiamo un big plays per ogni pass concept che possiamo chiamare,” ha detto il running back Ryan Grant. Il successo dei Packers delle ultime stagioni ha comportato il successo degli assistant coaches di McCarthy. Così Joe Philbin , anche se non è l'uomo che chiamava i giochi dei Packers, è diventato l'head coach di Miami. Philbin ha contribuito a costruire il playbook del team e ha guidato molti offensive meeting. Il quarterbacks coach Tom Clements è considerato l'uomo cui è dovuta una parte del successo di Aaron Rodgers ed è stato già cercato da Penn State. Clements ha trasformato in quarterbacks da Pro-bowl Elvis Grbac e Kordell Stewart. Prima di arrivare a Green Bay, Clements è stato un quarterbacks coach a Pittsburgh, Kansas City e New Orleans. Rob Chudzinski è stato due stagioni offensive coordinator a Cleveland dove ha contribuito a mandare al Pro Bowl Derek Anderson. Chudzinski è però conosciuto per il lavoro fatto a Carolina con il rookie quarterback Cam Newton. Il playbook mostrato da Chudzinski è stato vario: oltre ad utilizzare le qualità atletiche di Newton, Carolina ha mostrato un throwback pass del wide receiver Legedu Naanee allo stesso Newton, l'utilizzo del running back DeAngelo Williams nella Wildcat e dell'ex college quarterback Armanti Edwards come passer. Il play chiuso con un 7-yard touchdown corso dal fullback Richie Brockel nella vittoria dei Panthers 28-13 contro i Texans è un esempio della varietà di soluzioni utilizzate da Chudzinski con i Panthers. Chiamare i plays giusti per il personale a disposizione in ogni singolo game è duro. Basta vedere un playbook NFL per rendersene conto. Qui un esempio: quello di Brian Billick con i Vikings del 1998. Spesso i risultati non bastano. A Baltimore, nonostante lo sviluppo del quarterback Joe Flacco ed una media di 11 vittorie regular-season con lui chiamando i plays, le critiche per l'offensive coordinator Cam Cameron sono insistenti. L'approccio di Cameron è considerato troppo conservativo e questo ha portato a tensioni fra Cameron e Flacco. A Baltimore cambiano gli offensive coordinators, da Matt Cavanaugh a Jim Fassel a Cam Cameron ed i quarterbacks, ma la offense resta la stessa. 

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