venerdì 27 gennaio 2012

D-E-F-E-N-S-E

Con le situazioni ad Oakland e Tampa Bay ormai risolte e dopo aver analizzato i coaches offensivi candidati alle posizioni, passiamo a cercare di sapere qualcosa in più di coloro che vengono dall'altro lato della linea di scrimmage, ovvero dei coordinators o assistant coaches o head coaches difensivi che sono o sono stati in lista per diventare o tornare ad essere head coaches NFL. Alcuni nomi sembrano passati di moda, almeno per il momento, come Rob Ryan di Dallas o Mike Pettine dei Jets. Altri sono in risalita, come quello di Jerry Gray, defensive coordiantor a Tennessee. Gray aveva detto qualcosa della sua defense nella preseason. Per Gray ci vogliono uomini di stazza per giocare la 3-4, ecco quindi motivata la sua scelta di utilizzare la 4-3, per la quale i Titans sembravano più adatti. Nella sua prima stagione come defensive coordinator dei Titans, la defense è migliorata in generale anche se la run defense è finita appena 24°, concedendo 128.3 rushing yards per game. In generale, Gray è conosciuto per l'utilizzo di una varietà di formazioni difensive e per l'utilizzo di zone blitzes e già nel 2008 il suo nome era venuto fuori come candidato per i Lions. La stagione dei Packers ha lanciato anche gli assistant coaches difensivi di Mike McCarthy. Fra questi Dom Capers, già head coach dei Panthers nel 1995 e dei Texans nel 2002, con risultati altalenanti. Capers non è giovanissimo e le sue offense hanno sempre avuto problemi quando è stato un head coach ma come defensive coordinator c'è poco da dire. Le defense sono molto cambiate nelle ultime stagioni e questo è logico: ai cambiamenti delle offenses sono corrisposti dei cambiamenti nelle defenses, nel tentativo di rispondere ad attacchi sempre più nuovi e complessi. Per saperne di più, facciamo affidamento al bel libro di Tim Layden, Sports Illustrated Blood, Sweat and Chalk. Negli anni '80s, la regola generale prevedeva che un blitz significasse una difesa man-to-man: “la sola cosa che tu sapevi,” ha detto Steve Spurrier, quarterback nella NFL dal 1967 al 1976, “era che se tu vedevi un blitz, stavi affrontando una difesa a uomo. Questo non significa che affrontare il blitz fosse facile, ma almeno sapevi quale copertura stavi affrontando.” Tutto è cambiato quando Dick LeBeau, defensive coordinator degli Steelers, ha introdotto il concetto di zone blitz mutuandolo, sembra, da Hank Bullough, che lo avrebbe utilizzato negli anni '70s e nei primi '80s. Già i Philadelphia/Baltimore Stars della USFL nei primi anni '80s utilizzavano blitz provenienti da zone inattese con i pass rushers che tornavano indietro in copertura. Questo è appunto il concetto base della zone blitz defense. Dom Capers è riuscito a fare quello che molti ritenevano difficile: abbandonare la classica 4-3 defense che tanto successo aveva avuto a Green Bay per passare ad una 3-4.  Il problema è che in questa stagione i Packers hanno concesso troppo, specialmente sui passes. La defense è finita No. 1 nella lega in palloni recuperati e No. 1 in INTs ma le statistiche totali non sono state buone. E anche la pass rush senza blitz, cioè con 4 o meno rushers, ha guadagnato appena 11 sacks. Queste mancanze hanno portato Capers ad aumentare molto i blitz rispetto al 2010, con il risultato di scoprire ancora di più la secondaria. Accanto a Capers, è emerso il nome di Winston Moss, ingaggiato per essere il linebackers coach dei Packers nel 2006, quando il team utilizzava la 4-3. Con il passaggio alla 3-4 nel 2009, Moss è diventato l'inside linebackers coach. Moss conosce quindi tanto la 4-3 che la 3-4. Chuck Pagano è il nuovo head coach dei Colts. Ha una lunga carriera di successo come defensive backs coach. E la stagione da defensive coordinator passata con i Baltimore Ravens ha determinato il fatto che Pagano sia diventato subito un hot name nel 2011 per i teams alla ricerca di un nuovo head coach. Sotto Pagano, Baltimore, con diversi veterani nel front seven, non è stato un grande pass-rushing team ma, nonostante questo, i blitz sono stati innovativi e la pressione di Baltimore si è vista bene anche contro New England in questi playoffs 2011, nonostante la sconfitta. La defense di Pagano è basata su schemi multipli. La scorsa stagione, 12 teams della NFL hanno giocato essenzialmente una 3-4 defense e 18 una 4-3. Buffalo e Denver hanno giocato entrambe. La base della difesa multipla è quella di giocare un pò di tutto. Ad esempio: la difesa dei Patriots è conosciuta per essere una 3-4, ma in realtà è basata su diversi allineamenti. Molti teams hanno segutio la strada aperta da Rex Ryan come defensive coordinator dei Ravens prima e come head coach dei Jets poi: pressare un gap nella offensive line avversaria con due o tre defensive linemen o linebackers.

A proposito di gap: Bear Bryant e Bum Phillips sono coloro che vengono considerati gli inventori del sistema utilizzato per numerare gli allineamenti dei defensive linemen.Per saperne di più sugli sviluppi storici e le tecniche delle defenses NFL qui troviamo eccellenti articoli di Jene Bremer sul New York Times. Non tutti i playbooks utilizzano le designazioni della figura sopra, ma il concetto base è lo stesso: ogni numero segnala un allineamento di un defensive lineman contro un offensive lineman, ad esempio  la famosa wide 9 technique utilizzata in stagione dagli Eagles è una tecnica nella quale i defensive end vengono allineati esternamente agli offensive tackles, aprendo spazi al centro per i linebackers. Le lettere descrivono i buchi, o gaps, a lato di ogni offensive lineman e indicano le loro zone di responabilità. Solitamente, le 3-4 sono 2-gap defense, mentre le 4-3 sono a 1-gap. Tornando ai coaches segnalatisi in questo 2011, uno dei nomi più gettonati negli ultimi tempi è quello del defensive coordinator dei Denver Broncos, Dennis Allen, nuovo head coach dei Raiders. La scorsa stagione i Broncos erano ultimi in punti e yards concesse. Questa stagione, dietro il quarterback Tim Tebow, ha giocato una defense diventata 20° in total defense, 6° a difendere contro le conversioni di terzo down e 10° in sacks. La filosofia difensiva dei Broncos è stata descritta dallo stesso Allen prima dell'inizio della stagione. Allen vuole una defense veloce, atletica ed aggressiva. Il defensive coordinator non crede tanto nelle X’s e nelle O’s quanto al modo in cui la propria defense gioca, alla cultura difensiva dei propri giocatori. Dal punto di vista otganizzativo, Allen utilizza due forme della 4-3, Under e Over. La differenza fra Under e Over è data dalla posizione della linea e del Sam linebacker, quello che gioca sul lato forte. Nella 4-3 Under, il Sam linebacker gioca sulla linea di scrimmage e di fatto trasforma la defense in una 5-2. Questo tipo di defense è molto utile, di base, contro squadre dal forte running game. Infatti, dà alla offense meno buchi in cui il running back può attaccare. Qui invece un eccellente articolo di Don Banks di Sportsillustrated su un altro DC candidato nelle ultime stagioni a diventare head coach: il defensive coordinator dei Bengals, Mike Zimmer. Zimmer non è mai stato un head coach ma ha un background invidiabile e sta facendo benissimo a Cincinnati dopo le esperienze a Atlanta e Dallas. Dura, aggressiva, la 4-3 di Zimmer ha concesso questa stagione soltanto 316 yards per game. 

Cambio di fronte

Quando sembrava decisa la scelta dell'esperienza al posto della gioventù, con Marty Schottenheimer e Mike Sherman fra i candidati a raccogliere l'eredità del licenziato Raheem Morris, i Tamba Bay Bucs sorprendono tutti e scelgono un head coach di college, Greg Schiano, che arriva con un contratto fino al 2016 a circa $2.35 milioni a stagione. Schiano non era comunque la prima scelta proveniente dal college ad interessare i Bucs, che avevano avuto un rifiuto dall'head coach di Oregon, Chip Kelly. Con Mike Sherman in Florida, ma per incontrarsi con i  Dolphins per la loro posizione di offensive coordinator, i Bucs hanno così preso una decisione a sorpresa. In realtà, Schiano non è un rookie a livello NFL, essendo stato un assistant coach a Chicago nel periodo 1996-98 e non è certo un head coach inesperto. Schiano ha preso in mano un programma nei guai come Rutgers nel  2001 ed ha postato un record di 68-67 in crescita. E' presto per dire quale sistema Schiano utilizzerà a Tampa. A Rutgers, Schiano ha utilizzato una pro-style offense in questa stagione, guidata dall'offensive coordinator Frank Cignetti, alla prima stagione con Schiano ma con 20 anni diesperienza a livello NFL e di college. Cignetti è conosciuto per l'utilizzo di formations multiple e shifts e la sua offense ha migliorato molto le statistiche di Rutgers nel 2011. Il sistema utilizzato è simile a quello corso dai Packers con Mike McCarthy. Cignetti è stato anche quarterback coach per San Francisco 49ers e New Orleans Saints. Cignetti è stato candidato a diventare offensive coordinator ad Auburn al posto di Gus Malzahn, diventato a sua volta head coach ad Arkansas State ed ora Schiano potrebbe rivolgersi proprio a  Cignetti per la posizione di offensive coordiantor a Tampa. Riguardo Schiano, c'è un lungo dibattito nella NFL sul fatto che i coaches provenienti dal college possano avere successo o meno nei pro. A fronte di un Jim Harbaugh reduce da una stagione esemplare con i 49ers, ci sono i fallimenti dei vari Steve Spurrier, Nick Saban e Bobby Petrino. Prendiamo da ESPN Stats & Information i record della prima stagione di alcuni coaches che hanno lasciato il college per andare nella NFL:
  • 2011 Jim Harbaugh, 49ers, 13-3
  • 2007 Bobby Petrino, Falcons, 3-10
  • 2005-06 Nick Saban, Dolphins, 15-17
  • 2002-03 Steve Spurrier, Redskins, 12-20
  • 2001-04 Butch Davis, Browns, 24-34
  • 1999-2001 Mike Riley, Chargers, 14-34
 Certamente ogni situazione fa storia a sé ed è quello che i Bucs vogliono.

lunedì 23 gennaio 2012

Da OC a Head coach

Con ancora tre teams alla ricerca di un head coach, Colts, Raiders e Bucs, si accavallano i nomi sui media e le interviste che i vari teams fanno con i potenziali candidati. Molti di loro sono offensive coordinator o comunque esperti della offense. Alcuni nomi, però, sono ricorrenti per una o più posizioni. Così Marty Mornhinweg, offensive coordinator degli Eagles ed ex head coach di Detroit, è stato accostato ai Colts per il suo legame con il nuovo general manager Ryan Grigson ed ora avrebbe in programma una intervista con gli Oakland Raiders per sostituire il licenziato Hue Jackson. E mentre Tampa sembra indecisa fra la gioventù, nella persona dell'head coach di Oregon, Chip Kelly -- che, pur avendo rifiutato, potrebbe essere il segnale della volontà di guardare anche alla NCAA per sostituire Raheem Morris-- e l'esperienza, con Mike Sherman fra i candidati per il ruolo, alcuni nomi emergono nuovamente dopo buone stagioni, mentre altri sembrano dimenticati. Sembrano, perchè i New York Giants sono ancora nei playoffs e quindi potrebbe tornare in auge il nomo dell'offensive coordinator Kevin Gilbride. Fra i dimenticati, almeno apparentemente, Bruce Arians, un tempo un hot name ed ora fuori anche dagli Steelers e Todd Haley, che ha fallito a Kansas City ma che resta un ottimo offensive coach. Ogni head coach offensive-oriented porta dietro il proprio background offensivo e la propria terminologia. Questa differisce da playbook a playbook. Un play denominato Omaha può essere una deep route da una parte e una 6-yard out da un'altra. Resta costante il passing Tree, le tracce che un receiver può percorrere. Il modo di chiamarle varia da playbook a playbook. Alcuni possono essere enormi e contenere centinaia di pagine, altri essere più piccoli. Alcuni coaches cercano di adattare il playbook al personale a disposizione, altri cercano di costruire un roster o di adattarlo al proprio sistema offensivo. Sono tre essenzialmente le terminologie offensive che hanno dominato la NFL: il sistema di Don Coryell, il sistema West Coast di Paul Brown e Bill Walsh ed il sistema di Ron Erhardt, corso attualmente da Ken Whisenhunt ad Arizona ed in parte ad Atlanta dall'attuale nuovo head coach dei Jaguars, Mike Mularkey. Ma chi sono questi coach offensivi candidati in queste ore alle sideline ancora alla ricerca di un head coach? McCoy, finalista per il posto ai Dolphins poi finito a Joe Philbin, è l'offensive coordinator dei Broncos dal 2009. E' l'uomo che è riuscito a massimizzare le qualità di Tim Tebow importando nella NFL una option offense. McCoy ha analizzato la offense dei Gators guidata da Urban Meyer, head coach di Tebow a Florida dal 2006 al 2009. La option introdotta da McCoy è stata una delle novità delle ultime stagioni, insieme alla Wildcat dei Dolphins, in un mondo come quello della NFL dove l'80% delle offense fanno le stesse cose, cioè inside e outside runs, corse centrali e counters e passing games divisi fra i sostenitori di un gioco basato su lanci corti come nella West Coast Offense e un gioco più verticale con 5-7 step del quarterback. E i raggruppamenti offensivi sono essenzialmente questi:
Regular: 2 WR,1 TE,2 RB
Ace: 2 WE, 2 TE, 1 RB
Posse: 3 WR, 1 TE,1 RB
Houston: 3 WR, 2 RB
Jet: 4 WR, 1 RB
Kings: 4 WR, 1 TE
Tank: 1 WR, 2 TE, 2 RB
Heavy: 1 WR, 3 TE, 1 RB
Jumbo: 3 TE, 2 RB


Quando l'ex offensive coordinator Doug Marrone lasciò la posizione per diventare head coach a Syracuse, Sean Payton decise di rivolgere la propria attenzione a Pete Carmichael, ex star del baseball al Boston College ed ex membro dei coaching staffs di football di New Hampshire e Louisiana Tech. Carmichael era ai Saints come quarterbacks coach dal 2006. Carmichael è considerato elemento chiave della offense dei Saints del 2011, per la quale ha anche chiamato dei over plays quando Payton è rimasto fuori a seguito dell'infortunio subito nello Week 6. La offense dei Saints ha potuto contare su l'eccellente unione di braccio forte e capacità di lettura delle defenses avversarie portata avanti dal quarterback Drew Brees. Questo unito ad un gioco prettamente verticale portato avanti da NO, nel quale le defenses avversarie vengono costrette a giocare con una singola safety in copertura invece che two-deep. Per fare questo, la offense dei Saints utilizza spesso trips formation, con tre receivers in un lato. In questo modo saltano le cover-2 avversarie, perchè una safety avrebbe da giocare contro tre possibili ricevitori e così le defenses passano alla cover-one man o alla three-deep zone. Ha vinto soltanto 5 games in in due stagioni come head coach dei Detroit Lions ma l'offensive coordinator degli Eagles, Marty Mornhinweg, è considerato uno dei maggiori esperti della West Coast offense e ne ha utilizzata una versione adattata a Philadelphia. Vari plays come screens, sprint draws, play action passes e 3 step drops, tutti pura West Coast Offense, sono presenti nel playbook degli Eagles. Mike McCarthy ha imparato la  West Coast sotto Paul Hackett a Kansas City.  La offense dei Packers utilizza vari tipi di personale e di formazioni per accentuare i mismatches nello spazio. Lo scopo è di creare tracce veloci per dare subito il pallone nelle mani dei receivers: slants, stick routes e short-crossers sono la base di questa passing offense, partendo da formazioni spread. Sotto Mike McCarthy, i Packers sono diventati uno dei migliori team a lanciare sul profondo, anche se questo avviene soprattutto contro coperture a una safety. Questa stagione il playbook è stato ampliato con l'aggiunta dell'utilizzo di play-action bootleg che sono risultate in alcuni big plays. “Abbiamo un big plays per ogni pass concept che possiamo chiamare,” ha detto il running back Ryan Grant. Il successo dei Packers delle ultime stagioni ha comportato il successo degli assistant coaches di McCarthy. Così Joe Philbin , anche se non è l'uomo che chiamava i giochi dei Packers, è diventato l'head coach di Miami. Philbin ha contribuito a costruire il playbook del team e ha guidato molti offensive meeting. Il quarterbacks coach Tom Clements è considerato l'uomo cui è dovuta una parte del successo di Aaron Rodgers ed è stato già cercato da Penn State. Clements ha trasformato in quarterbacks da Pro-bowl Elvis Grbac e Kordell Stewart. Prima di arrivare a Green Bay, Clements è stato un quarterbacks coach a Pittsburgh, Kansas City e New Orleans. Rob Chudzinski è stato due stagioni offensive coordinator a Cleveland dove ha contribuito a mandare al Pro Bowl Derek Anderson. Chudzinski è però conosciuto per il lavoro fatto a Carolina con il rookie quarterback Cam Newton. Il playbook mostrato da Chudzinski è stato vario: oltre ad utilizzare le qualità atletiche di Newton, Carolina ha mostrato un throwback pass del wide receiver Legedu Naanee allo stesso Newton, l'utilizzo del running back DeAngelo Williams nella Wildcat e dell'ex college quarterback Armanti Edwards come passer. Il play chiuso con un 7-yard touchdown corso dal fullback Richie Brockel nella vittoria dei Panthers 28-13 contro i Texans è un esempio della varietà di soluzioni utilizzate da Chudzinski con i Panthers. Chiamare i plays giusti per il personale a disposizione in ogni singolo game è duro. Basta vedere un playbook NFL per rendersene conto. Qui un esempio: quello di Brian Billick con i Vikings del 1998. Spesso i risultati non bastano. A Baltimore, nonostante lo sviluppo del quarterback Joe Flacco ed una media di 11 vittorie regular-season con lui chiamando i plays, le critiche per l'offensive coordinator Cam Cameron sono insistenti. L'approccio di Cameron è considerato troppo conservativo e questo ha portato a tensioni fra Cameron e Flacco. A Baltimore cambiano gli offensive coordinators, da Matt Cavanaugh a Jim Fassel a Cam Cameron ed i quarterbacks, ma la offense resta la stessa. 

domenica 22 gennaio 2012

Paterno

Joseph Vincent Paterno, leggendario ex head coach di Penn State, è morto al Mount Nittany Medical Center all'età di 85. Indipendentemente dai recenti scandali che hanno messo in ombra la figura di JoePa e del programma, ci lascia uno dei più grandi bersonaggi della storia del college football. Nato nel 1926 a Brooklyn, Paterno era diventato head coach Penn State nel 1966, tenendo ininterrottamente la posizione fino al licenziamento di questa stagione. Un laureato della Brown University,  dove giocò anche come quarterback e defensive back, Paterno ha chiuso la sua carriera in questo 2011 con un record di 409-136-3 guidando 23 top-10 teams, 5 teams imbattuti e vincendo 2 national championships, nel 1982 e nel 1986. Ha guidato i Nittany Lions verso la nuova era, quella cominciata con l'ingresso nella Big Ten nel 1993. Ci lascia un grande coach. I suoi detrattori potranno giudicare male il fatto che sia rimasto così tanto tempo, con così tanto potere, nel programma. Altri ancora giudicavano da tempo il suo football, basato sul running game e sulla defense, come superato. Ma la leggenda di Paterno va oltre i risultati, pur ottimi. Paterno è l'uomo che ha trasformato la Pennsylvania State University da piccola università locale in uno dei programmi più famosi della nazione. Quando Paterno divenne head coach di Penn State, molti fans ancora confondevano i Nittany Lions con Penn, la Ivy League school di Philadelphia. E se guardiamo a tutti gli alteti diventati pro, agli All-Americans, ai dottori e agli avvocati e a tutti gli studenti laureati prodotti durante la sua gestione, come ha notato uno dei suoi figli più famosi, l'ex running back degli Steelers, Franco Harris, non possiamo nascondere la leggenda di Paterno. Paterno ha allenato 78 first-team All-Americans, il running back John Cappelletti, vincitore dell'Heisman Trophy nel 1973 ed i linebackers LaVar Arrington e Paul Posluszny, vincitori del Butkus Award nel 1999 e nel 2005. Ben 350 giocatori allenati dal coach sono arrivati nella NFL. Paterno era considerato finito già nel periodo 2003-04, quando il programma perse 16 su 23 games. Ma l'head coach ne venne fuori riportando Penn State ad alti livelli nel 2005, finendo 11-1 ed allontanando le voci di un prepensionamento. Soprattutto, come detto, Paterno è stato uno dei primi head coaches ad introdurre il concetto di portare di pari passo la carriera nel football con un alto livello di educazione accademica. All'epoca in cui Paterno divenne head coach,  la ricerca del successo accademico non era la priorità per la maggior parte degli altri head coaches del Paese. Ma Paterno arrivò con una idea diversa, quello del "Grande Esperimento," come lo definì parlando a Bill Conlin del Philadelphia Daily News nel 1967. Era l'idea di creare un programma vincente nel football, fatto da atleti altrettanto bravi sui banchi dell'università. Dati del 2007 riportavano che i giocatori di Penn State avevano una percentuale di laureati del 74 percento, 19 punti oltre la media nazionale. I record vanno e vengono, ma la leggenda resta.

sabato 21 gennaio 2012

Welcome to Miami!

Alla fine, i Miami Dolphins hanno scelto: il loro prossimo head coach sarà l'offensive coordinator dei Packers, Joe Philbin. E' stata scelta la freschezza di questo OC che non ha precedenti esperienze come head coach. A Miami però ci sono dei dubbi proprio sull'inesperienza di Philbin e molti temono di rivedere un altro Tony Sparano o Cam Cameron. Ma l'ex head coach di Philbin, Mike McCarthy, era il play-caller a San Francisco, con i 49 fra le peggiori offense della NFL, quando i Packers cdecisero di nominarlo head coach. Philbin sembra in grado di guidare una offense e poartarla a segnare punti: anche se non era lui a chaimare i plays nel Wisconsin, Philbin collaborava nella stesura del playbook, del game plan settimanale e nella guida degli allenamenti della attacco. Certo, Philbin dovrà aggiustarsi prima di tutto al fatto di dover guidare la franchigia, ad essere il primo responsabile di tutto quello che accade. E, poi, dovrà adattarsi al roster a disposizione. Vedremo se Philbin vorrà proporre una West Coast Offense o meno; molto dipenderà dal quarterback che avrà. Verrà confermato Matt Moore? Oppure i Dolphins cercheranno il free agent Matt Flynn? Nel secondo caso Flynn dovrà dimostrare di non essere soltanto un backup di sistema di Aaron Rodgers ma di poter guidare un team ai playoffs. Philbin non era la prima scelta di Miami. Il team voleva Jeff Fisher, che ha preferito invece i Rams. Ma Philbin potrebbe comunque portare energia ad un team che ne ha bisogno. Per facilitarne l'inserimento a Miami, il team farebbe bene ad offrire all'ex interim head coach Todd Bowles di restare come defensive coordinator. Bowles conosce l'ambiente ed ha dimostrato di saper fare il suo mestiere con la defense e potrebbe quindi essere un supporto a Philbin, consentendo a quest'ultimo di concentrarsi sulla offense, la sua specialità.

Read more here: http://miamiherald.typepad.com/dolphins_in_depth/#storylink=cpy

giovedì 19 gennaio 2012

Produzione quarteback

Una serie di servizi du ESPN.com introducono un argomento interessante e per molti versi poco conosciuto, quello della produzione di quarterback di talento in America. In un periodo in cui Tim Tebow è sulla bocca di tutti ed in cui ogni programma del college football spera di trovare un altro Tebow fra le proprie reclute, è giunto il momento anche per noi di dare una occhiata a questa situazione. Una delle chiavi dell'esplosione di talenti nella posizione di quarterbacks nelle ultime stagioni è derivata da una situazione di tipo culturale. L'attenzione del media, il fascino di giocare in una posizione ritenuta più divertente e l'esplosione del fenomeno del 7 contro 7, ha contribuito a dare ancora maggior risalto alla posizione di quarterback ed a spingere molti talenti a cercare fin dalla high school di trovare spazi in questo ruolo. Ai college coaches non è permesso di assistere ai  7-on-7 games o allenamenti, secondo le regole NCAA, ma gli allenatori trovano sempre il modo di ottenere dei video di partite e tryouts. L'esplosione della spread offense ha trasformato il gioco reale in una edizione allargata, 11 contro 11, dei 7-on-7, per così dire. Anche se per alcuni coaches questi games aiuterebbero maggiormente i defensive backs, allenandoli a rimanere a contatto, in situazioni di 1 contro 1, per diversi secondi contro gli wide receivers avversari, in realtà i benefici per i quarterbacks ci sono. E' vero che il tempo per lanciare a volte è maggiore in questi games che in una partita reale di college football, ma il continuo lanciare aiuta a sviluppare i meccanismi e a leggere le tracce dei propri ricevitori.  Il Texas è uno degli Stati dove maggiormente vengono giocati questi tornei estivi di 7-on-7, dove si gioca senza offensive e defensive lines e dove tutto è basato sul passing game. I tornei nazionali 7-on-7 nel 2011 hanno attirato più di 5,000 participanti. E, sarà un caso?, proprio il Texas è uno degli Stati con la più alta produzione di quarterbacks di qualità fra college e NFL. Nelle ultime stagioni, sono usciti dal Texas Drew Brees (Westlake), Colt McCoy (Tuscola), Andy Dalton (Katy), Kevin Kolb (Stephenville), Christian Ponder (Colleyville), Matthew Stafford (Highland Park), Vince Young (Houston), Stephen McGee (Burnet), Ryan Mallett (Texarkana), Jarrett Lee (Brenham) e Case Keenum (Abilene). Per non parlare dei fenomeni del momento,  Andrew Luck dalla Stratford High School in Houston e Robert Griffin III da Copperas Cove.  La California ha prodotto Matt Barkley, Aaron Rodgers e Tom Brady e sulle loro orme spera di trovarsi Jihad Vercher della Bishop Mora Salesian High School, vicino East LA. In California, ad aiutare il talento, esiste un business legato ad alcuni coaches privati che cercano di sviluppare i quarterback. Nomi come Steve Clarkson o Bob Johnson non sono noti al grande pubblico, ma sono coaches che guidano accademie private dove si sono allenati quarterbacks come Carson Palmer, Matt Leinart, Matt Cassel, Mark Sanchez ed anche Matt Barkley. Della cura Clarkson, un ex quarterback a San Jose State sotto Jack Elway, padre di John Elway e con Dennis Erickson come offensive coordiantor, sono passati anche Jimmy Clausen e i fratelli Forcier, Jason, Christopher e Tate. Uno stato con una popolazione piccola come l'Alabama ha quattro quarterbacks a roster nella NFL in Tarvaris Jackson dei Seahawks (Montgomery), John Parker Wilson dei Falcons (Hoover), Phillip Rivers dei Chargers (Athens) e Joe Webb dei Vikings (Birmingham). Il national champion quarterback dei Crimson Tide, il sophomore AJ McCarron, ha giocato alla St. Paul's Episcopal School in Mobile, Ala. Il prospetto No. 1 come quarterback nella lista ESPN, Jameis Winston, proviene anche lui dall'Alabama. Ma c'è uno Stato a volte dimenticato, dove il taneto a quarterback non manca mai ed proprio la Florida di TIm Tebow. Forse i quarterbacks provenienti dal Sunshine State non hanno sempre avuto successo nella NFL, ma questo dipende da tanti fattori e non vuol dire che non siano stati comunque quarterback di talento. Daunte Culpepper è uno dei più famosi quarterback NFL prodotti da una high school della Florida,essendo cresciuto nella Vanguard High School. Jeff Driskel dei Gators è un prodotto della Hagerty High School ed il suo compagno di squadra Jacoby Brissett proviene dalla William T. Dwye: entrambi sperano di essere almeno il prossimo Kerwin Bell, ex Gator quarterback, nato a Live Oak, Fla., 90 minuti fuori da Gainesville ed un prodotto della Lafayette (Fla.) High School di Mayo, Fla.
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mercoledì 18 gennaio 2012

Anche i Colts



E così, gli Indianapolis Colts aggiungono il proprio nome alla lista dei teams che inizieranno la stagione 2012 con un nuovo head coach. I Colts hanno infatti licenziato coach Jim Caldwell dopo la deludente stagione da 2-14. Il licenziamento di Caldwell è soltanto l'ultimo di una serie di movimenti decisi dall'owner Jim Irsay: segue il licenziamento del team vice chairman Bill Polian e del GM Chris Polian e l'ingaggio del nuovo general manager, l'ex Eagles Ryan Grigson. Adesso parte la ricerca del nuovo head coach. Il Wilmington News Journal è stato uno dei primi a suggerire l'idea dell'ingaggio dell'offensive coordinator degli Eagles, Marty Mornhinweg, come nuovo head coach. Mornhinweg è legato a Grigson ed è un ex quarterbacks coach, ideale per provare a sviluppare il quarterback Andrew Luck, atteso No. 1 nel prossimo draft. Mornhinweg è un esperto della West Coast offense e inserirebbe Luck in questo sistema. Il flop con i Detroit Lions è stato dimenticato e Mornhinweg rimane uno degli offensive coordiantor più apprezzati nella NFL. Ma c'è un altro nome di queste ore: poco prima dell'annuncio del licenziamento di Caldwell, i Colts avevano intervistato, secondo Jay Glazer di FOX Sports, l'ex head coach dei Rams Steve Spagnuolo per la posizione di defensive coordinator position. Ci sono ora rumors che Spagnuolo potrebbe diventare un candidato ad head coach.

venerdì 13 gennaio 2012

Schottenheimers

John Clayton e Adam Schefter di ESPN reportano la notizia secondo la quale il defensive coordinator dei Texans, Wade Phillips, ha deciso di non  ascoltare le offerte per diventare head coach di Tampa Bay. E' ancora presto quindi per stabilire chi sia il favorito per la posizione di head coach dei Bucs. Quel che sembra certo è che i Glazer vorranno andare con l'esperienza stavolta. I tre nomi rimasti in cima alla lista dei candidati, Mike Sherman, Brad Childress e Marty Schottenheimer, sono tutti ex head coach NFL. Di questi, il nome più affascinante è quello di Schottenheimer. Anche se il 69enne Schottenheimer non allena nella NFL dal 2006, molti ritengono che questa dovrebbe essere la scelta dei Bucs. Certo, c'è il fatto che dal 2006 il gioco è cambiato, siamo in tempi di passing league e che la mentalità dei giocatori, specialmente dei giovani, è mutata in cinque stagioni. Ma nonostante tutto questo, Schottenhemier può portare un bel pò di esperienza ed un record di 47-33 (58.8 percento) nella sua ultima esperienza a San Diego nel periodo 2002-2006. Aver vinto anche nella UFL con i Virginia Destroyers, pur con tutte le differenze del caso rispetto all'ambiente di un team NFL, dimostra come Schottenheimer non sia proriamente arrugginito. Schottenheimer è un old-school coach, legato alla disciplina e ad un football basato sul running game. Costruire una offense basata sulla conferma del 240-pound running back LeGarrette Blount potrebbe essere un buon punto di partenza. E per equilibrare la sua passione per il running game, che ha portato al gioco di Schotteneimer la definizione critica di Marty Ball", cioè di sequenza "run, run, pass, punt", ecco che sarebbe interessante vedere a Tampa Bay quel che c'è a Washington, con Brian Schottenheimer come offensive coordinator  e tutor del quarterback Josh Freeman. Ricostruire Josh Freeman è la priorità No. 1 per i Bucs, con il quarterback che è peggiorato alla sua terza stagione con la franchigia, completando appena il 62.3 percento dei suoi passes per 3,318 yards con 14 touchdowns e 19 INTs. I Bucs hanno bisogno anche di altri pezzi nella offense, a partire da un wide receiver No. 1. Brian Schottenheimer, 38anni, ha già lavorato con Marty, come quarterbacks coach dei Chargers nel periodo 2002-05. Come alternativa, Marty potrebbe portarsi dietro Terry Shea, che ha lavorato con lui come offensive coordinator proprio con i Virginia Destroyers. Ma l'accoppiata Marty-Brian avrebbe senso, anche se proprio Adam Schefter ha riportato che Brian Schottenheimer non seguirebbe Marty a Tampa Bay per cercare una propria opportunità da qualche altra parte. Staremo a vedere.

giovedì 12 gennaio 2012

Gli amici degli amici

Come previsto, Hue Jackson non è più l'head coach degli Oakland Raiders.  Il nuovo GM Reggie McKenzie ha licenziato Jackson perché il team è arrivato 8-8 perdendo all'ultimo game la possibilità di accedere ai playoffs e nonostante il fatto che McKenzie e Jackson abbiano lo stesso agente, Kennard McGuire. E' normale nella NFL che un nuovo GM cominci il suo lavoro ingaggiando un head coach a lui gradito, che sia una sua diretta scelta e McKenzie ha semplicemente fatto quello che era atteso. Per altro, Jackson non ha incolpato l'amico McKenzie ma il nuovo owner Mark Davis della decisione. Quello che lascia perplessi ad Oakland è il modo in cui la franchigia verrà condotta nell'era post Al Davis ed il fatto che Jackson, arrivato nella Baia nel 2010, abbia comunque fatto bene prima come offensive coordinator e poi come head coach. Le critiche rivolte alla squadra dopo la sconfitta contro i Chargers, che ha escluso i Raiders dalla post-seaosn, non devono trarre in inganno: Jackson non aveva perso lo spogliatoio. E neanche le richieste fatte da Jackson a fine partita sulla volontà di avere maggior potere interno alla franchigia sono state di per sé un fattore scatenante della crisi. Jackson chiedeva semplicemente di poter avere la decisione finale sul coaching staff, in particolare sull'ingaggio del prossimo defensive coordinator, una libertà che con Al Davis non era possibile avere ed un controllo su una posizione come quella di DC che spesso era sotto la tutela di Al Davis, pesantemente coinvolto nella gestione della defense dei Raiders. Semplicemente, Jackson e Mark Davis non erano sulla stessa lunghezza donda. E Davis e McKenzie hanno insieme deciso il destino di Jackson. Dopo la morte di Al Davis, Jackson è sembrato l'uomo franchigia di Oakland, calandosi in un ruolo da front-office che forse non molti volevano concedere all'head coach. In questo si innesta la questione della trade per Carson Palmer. Chi l'ha voluta? Jackson ha detto che non è stata una sua diretta decisione. Ma per media e fans è Jackson che ha fatto la trade per Palmer, 16 INTs e 13 touchdowns per Oakland. Palmer ha avuto una stagione così così ma senza di lui siamo sicuri che i Raiders sarebbero rimasti in corsa per la post-season fino all'ultimo, con Jason Campbell infortunato? Ora Palmer avrà una intera offseason per acclimatarsi alla offense di Oakland. Ma Jackson non ne raccoglierà i frutti. McKenzie comincerà subito il giro di interviste per il prossimo head coach. Dai primi nomi, i Raiders sembrano intenzionati ad avere un head coach difensivo per la prima volta dall'ingaggio di John Madden nei primi anni '70. Secondo Chris Mortensen di ESPN, il primo coach intervistato sarà l'ex interim head coach di Dolphins, Todd Bowles. Ma la maggior parte dei media ritiene che il favorito per la posizione si trovi in Wisconsin, con McKenzie pronto a pescare fra gli assistant coaches dei Packers. Il linebackers coach Winston Moss, il secondary coach Darren Perry e forse anche il quarterbacks coach Tom Clements potrebbero essere tutti intervistati. Chiunque verrà scelto, bisognerà cercare di dare stabilità ad una franchigia che nelle ultime stagioni, con i vari Lane Kiffin, Tom Cable e Hue Jackson ne ha vista ben poca. Se il nome verrà scelto fra gli assistant coaches dei Packers, è probabile che verrà fatto il passaggio alla 3-4 defense utilizzata da Green Bay, come anche Jackson aveva dichiarato di voler fare.

mercoledì 11 gennaio 2012

Via lui

I New York Jets hanno annunciato quanto atteso: nel coaching staff 2012 dell'head coach Rex Ryan non ci sarà spazio per l'offensive coordinator Brian Schottenheimer. Secondo l'analista ESPN Chris Mortensen, con una notizia confermata poi anche da Manish Mehta del New York Daily News, i Jets sostituiranno Schotty2 con l'ex head coach dei Miami Dolphins, Tony Sparano. Nella stesse ore in cui un altro offensive coordinator, Clarence Shelmon dei Chargers, ha annunciato la sua decisione di non tornare nel 2012, cade dunque una delle teste più a rischio in questi mesi. Nonostante le affermazioni di
Schottenheimer, secondo le quali è stata dell'OC la decisione di non tornare, tutti o quasi a New York ed in America sono convinti che la decisione sia tutta da attribuire a Ryan e ai Jets. Il team ha anche deciso di non rinnovare gli accordi con l'offensive line coach Bill Callahan e con il wide receivers coach Henry Ellard, nel quadro dell'atteso rinnovo dell'offensive coaching staff. Callahan è stato ingaggiato come offensive line coach dai Cowboys. E' inutile stare a dire quello che ha pagato Schottenheimer o il fatto che la sua offense, la migliore della lega nella red-zone, sia stata soltanto la 25° della NFL, con le ultime 3 gare disastrose, nelle quali i Jets hanno commesso 10 turnovers e hanno perso la possibilità di giocare i playoffs. Quel che dobbiamo sottolineare è come Sparano, mai stato prima un coordinator nella NFL, anche se ha chiamato dei plays per i Cowboys nel 2006, sia soprattutto un offensive-line/running-game coach, non un quarterback tutor. Quindi i Jets dovranno ingaggiare un quarterback coach esperto -- perché no Jim Zorn? -- per lavorare con Mark Sanchez.  Sembra anche chiaro come i nuovi Jets vorranno fare più affidamento sul running game. E con Sparano potrebbe vedersi a New Jork un pò di  Wildcat offense. E' stato proprio lo staff di Sparano a reintrodurre a Miami la Wildcat nella NFL. A Ryan piace la Wildcat e non ha fatto niente per nascondere il fatto che avrebbe voluto inserirla nel pacchetto offensivo in questa stagione. E ora cosa per Brian Schottenheimer? Schotty2 è comunque un buon offensive coordinator. Potrebbe ancora trovare spazio nella NFL, così come nella NCAA, dove però non sembra intenzionato, almeno per ora, ad andare, avendo escluso la possibilità di prendere il posto di offensive coordinator alla University of Florida. Dove potrebbe andare Schottenheimer? Buone opzioni per lui sarebbero Atlanta, dove potrebbe lavorare con Matt Ryan come quarterback e sfruttarne il potenziale sui passes e Colts, per lavorare con Peyton Manning e/o Andrew Luck. Ma una soluzione forse migliore, per Brian e per il team, sarebbe quella di Oakland: qui Schottenheimer potrebbe lavrare su una offense con un buon passer in Carson Palmer e con buoni wide receivers, con responsabilità di play-calling, lasciando al probabile rookie head coach che il nuovo GM dei Raiders, Reggie McKenzie, dovrebbe ingaggiare dai Packers, Winston Moss o Darren Perry, il compito di gestire la defense.

martedì 10 gennaio 2012

Crimson Tide dominano!

E' stata la serata di Alabama e dell'head coach Nick Saban, al secondo BCS National Championship in tre stagioni. E' stata una giornata di risposte a coloro che volevano Oklahoma State in finale e non un rematch fra LSU e Alabama. E' stata la vittoria del kicker Jeremy Shelley che, dopo aver combinato insieme al collega Cade Foster per 4 field goals mancati nella sconfitta dei Crimson Tide per 9-6 all'overtime contro LSU lo scorso novembre, ne ha realizzati 5 al Mercedes-Benz Superdome.  
I Crimson Tide di solito hanno utilizzato in questa stagione Shelley nei tentativi da field goal fino a 43 yards e Foster nei field goal da 44 yards o più. Ma nel rematch contro LSU, Shelley ha calciato tutti i field goals mentre Foster era incaricato dei kickoffs. Questo nonostante Shelley abbia avuto un field goal da 42-yard bloccato dal defensive tackle di LSU, Michael Brockers, a 11:57 dall'intervallo ed un errore su uno da 41-yard a 5:38 dalla fine. E' stata la vittoria dell'offensive coordinator Jim McElwain, in partenza per diventare head coach a Colorado State e del 6-foot-4, 205-pound quarterback AJ McCarron, 23 su 34 per 234 yards, 0 touchdown ma anche 0 INT. Dall'altro campo, esce battuto l'head coach di LSU, Les Miles. La sua offense ha prodotto soltanto 5 first downs ed è arrivata soltanto una volta nel territorio di Alabama. Citando la mancanza di mobilità ed il pericolo che non fosse in grado di uscire dalla pass rush di Alabama, Miles ha giustificato l'aver insistito nella partita più importante della stagione con il quarterback Jordan Jefferson, senza ricorrere al backup Jarrett Lee. Il game plan per LSU era di correre nel mezzo, ma non riuscendo a farlo i Tigers hanno cercato di correre lateralmente. Quando però anche questo game plan non ha funzionato, il coaching staff non ha fatto nessun aggiustamento e non ha provato il tutto per tutto ricorrendo a Lee. La defense di LSU ha fatto il proprio dovere, concedendo soltanto un touchdown, ma non è bastato.
                                              
 

lunedì 9 gennaio 2012

Tebowed!

Festeggia Denver! Ne hai diritto! Contro la defense degli Steelers, la migliore pass defense della nazione, il quarterback Tim Tebow ha completato 5 passes da 30 o più yards. Tebow ha quindi portato Denver avanti nei playoff, battendo gli Steelers non con le gambe ma con il braccio. Fin dal suo arrivo da Florida nel 2009, Tebow è stato criticato per la sua motion e per le sue qualità nei lanci. Talmente brutti erano stati i risultati degli ultimi due games della regular season che a Denver alcuni avevano avanzato l'ipotesi che l'head coach John Fox potesse utilizzare contro Pittsburgh il backup Brady Quinn, nessun lancio in the regular season dal 2009, nelle situazioni di 3° down. Tebow ha completato soltanto 10 su 21 passes, ma i completi sono stati sufficienti per portare avanti Denver. Come dimostrato dall'80-yard touchdown pass verso lo wide receiver Demaryius Thomas che ha deciso all'overtime la partita, Tebow ha fatto capire di poter lanciare e contribuire a realizzare big plays.   Qualche rammarico per gli Steelers, che hanno lasciato troppe volte la safety Troy Polamalu in prossimità della linea di scrimmage per fermare il gioco su corsa di Tebow e del running game dei Broncos. Questo per scarsa fiducia nelle qualità di lancio di Tebow, ma in questo modo la secondaria degli Steelers si è speso trovata in situazione di 1 contro 1 con gli wide receivers avversari. E stavolta non ha avuto la meglio. L'approccio del defensive coordinator Dick LeBeau era dunque chiaro: forzare Tebow a prendere lanci oltre le 15 yards, nei quali l'ex Florida è stato 4 su 22 per 1 touchdown e 3 INTs nei finali 3 games della regular season. Ma contro gli Steelers, Tebow è stato 6 su 11 per 2 touchdowns e 0 INTs in queste situazioni. Cui va aggiunto un rushing touchdown. Indipendentemente dall'approccio difensivo avuto dagli Steelers, quello che ha lasciati interdetti è stato il continuare a portarlo avanti fino all'overtime compreso quando ci si è accorti che Tebow era in grado di batterlo. I cornerbacks degli Steelers non sono stati in grado di giocare in copertura singola. E contro la straordinaria difesa degli Steelers, Tebow ha finito con 316 passing yards contro una pass defense che ne aveva fino ad oggi concesse soltanto 171.9.

domenica 8 gennaio 2012

Hot seat

Un head coach a rischio, di questi tempi, non è una novità. Ma, a sorpresa, in questo caso l'head coach che potrebbe non cominciare il 2012 dove ha finito il 2011 è uno che fino a qualche tempo fa sembrava sicuro di conferma. Secondo quanto riportato da Chris Mortensen di ESPN ieri in "NFL Countdown", il nuovo GM di Oakland, Reggie McKenzie, un ex linebacker dei Raiders dal 1985 al 1988, avrebbe intenzione di sostituire il coach Hue Jackson con il defensive assistant dei Packers, Winston Moss. La notizia non è comunque ancora certa, con la CSN Bay Area che afferma, citando tre fonti vicine al team, come è probabile che Jackson venga confermato. Jackson pagherebbe la cattiva gestione del potere avuto nella franchigia dopo la morte dell'owner Al Davis, che lo ha portato a dare troppo per prendere il quarterback Carson Palmer ed il fatto che i Raiders hanno perso 4 dei loro ultimi 5 games, compreso quello decisivo nello  Week 17 in casa contro San Diego, che è costato al team la AFC West. Probabilmente però, nel caso in cui il cambio venisse fatto, Jackson pagherebbe anche la tradizione che vuole difficili nella NFL i rapporti fra GM ed head coaches non direttamente scelti dai nuovi dirigenti. E' normale infatti che un GM voglia affidare un team, sui risulati del quale anch'egli verrà giudicato, ad un uomo di fiducia. In questo senso, sarebbe quasi meglio per Jackson il venir sostituito prima della nuova stagione, piuttosto che doverla cominciare con una pressione spasmodica sulle spalle. Anche se Jackson dovesse restare al proprio posto, non è escluso che McKenzie possa comunque scavalcarlo e scegliere al suo posto il nuovo defensive coordinator del team, nel qual caso oltre allo stesso Moss sarebbe in corsa anche un altro assistant coach dei Packers, Darren Perry.  A proposito di Moss: il linebackers coach dei Packers era già stato intervistato per la posizione di head coach dei Raiders nel 2009, prima dell'ingaggio di Tom Cable.

venerdì 6 gennaio 2012

Philbin

Siamo ancora a livello di ipotesi, con i soliti giri di interviste che i team alla ricerca di nuovi head coach fanno in vista della scelta finale del nuovo allenatore per la prossima stagione. L'ultimo rumors è quello che vede l'offensive coordinator dei Packers, Joe Philbin, nel mirino di Kansas City. Addirittura si parla dell'eventualità che KC possa cercare di firmare il quarterback backup dei Packers, Matt Flynn, come nuovo starter per accopiarlo a Philbin. Flynn è il Kevin Kolb di questa  offseason, il backup quarterback free agent ritenuto pronto a diventare starter e sul quale molti teams cercheranno di investire. Le questioni interessanti in merito a questo possibile doppio arrivo sono due. Intanto, se fosse vero l'interesse per questa operazione, KC sconfesserebbe subito l'investimento fatto non molto tempo fa per il quarterback Matt Cassel. Poi c'è la questione Philbin, che dovrebbe essere intervistato anche da Miami. Secondo Barry Jackson del Miami Herald, Philbin non chiama i giochi nella offense dei Packers anche se contribuisce a disegnare questi giochi. Philbin conosce la West Coast Offense e potrebbe replicarla a Kansas Cityt L'offensive coordinator ha una vasta esperienza avendo allenato anche la offensive line ed i tight ends dei Packers prima di diventare offensive coordinator. Per intervistare Philbin comunque i teams dovranno apsettare che i Packers escano dai playoffs, cosa che potrebbe mettere il loro offensive coordinator in una posizione di svantaggio nella corsa alla sideline di quei teams che volessere ingaggiare velocemente un nuovo head coach. Per Philbin anche un qualche legame con il GM Scott Pioli: l'OC dei Packers ha infatti lavorato a Iowa nel periodo 1999-2002 come offensive line coach nell staff dell'head coach Kirk Ferentz, amico di Pioli. Intanto Romeo Crennel aspetta.

Uno resta ed uno va via

Alla fine, l'owner Dean Spanos ha deciso di non seguire fans e media e di confermare sia l'head coach Norv Turner che il general manager A.J. Smith nonostante una nuova stagione senza playoff. I numeri hanno avuto la meglio sulla spinta emotiva del momento: i Chargers hanno vinto 88 games e 5 division tiles sotto Smith mentre Turner è 52-34 a San Diego con la percentuale di vittorie, .605, migliore della storia del team e con un record di 21-3 in dicembre e gennaio, quando le partite contano di più. Ma come spesso accade in queste situazioni nella NFL, ad ogni conferma non scontata corrisponde qualche testa che cade, con l'head coach che cerca di potare i rami secchi, cioè gli assistant coaches che non hanno prodotto ed hanno quindi rischiato di pesare sul futuro lavorativo del primo allenatore. San Diego non ha fatto eccezione licenziando il defensive coordiantor Greg Manusky ed annuncianone dopo poche la sostituzione con l'ex linebacker coach John Pagano. Pagano sarà il 4° defensive coordinator nelle 6 stagioni di Turner con il team. Diversamente da Ron Rivera, finto a fare l'head coach a Carolina, l'addio di Manusky è dunque simile a quello di un suo predecessore, Ted Cottrell , licenziato durante la stagione 2008. La defense dei Chargers, la No.1 in yards concesse la scorsa stagione, è precipitata alla 15° posizione in questa. Quindi dentro Pagano, candidato anche a diventare defensive coordinator a UCLA, che ha battuto la concorrenza interna del secondary coach Steve Wilks, considerato simile a Rivera per il suo stile.

mercoledì 4 gennaio 2012

L'occasione

Citando differenze filosofiche inconciliabili, i Chicago Bears hanno annunciato la decisione di non rinnovare l'acccordo con l'offensive coordinator Mike Martz e con il quarterbacks coach Shane Day. Quale migliore occasione per i Jacksonville Jaguars per fiondarsi sull'ex head coach dei Rams? Secondo fonti ESPN.com, i Jaguars hanno ricevuto il permesso di poter interevistare per la loro posizione vacante di head coach ben cinque offensive coordinators: Mike Mularkey di Atlanta, Brian Schottenheimer dei Jets, Rob Chudzinski di Carolina, Mike McCoy di Denver e Bill O’Brien dei Patriots. Nomi sui quali è possibile discutere, alcuni validi, ma perché non puntare su Martz? Martz non ha diretto una top-10 offense dal 2004 in St. Louis ma ha fatto un buon lavoro come offensive coordinator con Lions e 49ers, tenuto conto dei roster a disposizione. Con i Bears, le cose sono andate bene questa stagione, fino a quando Martz ha potuto disporre del quarterback titolare Jay Cutler. I Bears avevano segnato una media di 32 punti nella striscia di 5 games che aveva portato il team sul 7-3 a metà novembre. Certamente non tutto ha funzionato, come dimostrano i 105 sacks concessi dalla offensive line nelle ultime due stagioni. Ma è tutta colpa di Martz? Ingaggiando l'ex Rams, bisogna essere in grado di costruire un roster in grado di assecondare la sua filosofia basata sul passing game. Con una top 10 defense alle spalle, i Jaguars potrebbero concentrarsi sul rinforzare il corpo degli wide receivers e la offensive line. E Martz potrebbe avere la possibilità di ricominciare come head coach, con un maggior controllo sul roster e sulla scelta dei giocatori. Il nuovo owner Shahid Khan era un ticket holder per i Rams quando Martz allenava qui.  La "three-digit" offense di Don Coryell, che Martz utilizza, ha bisogno di tempo e di uomini per essere giocata: i Jaguars potrebbero dare a Martz entrambe le cose. Il suo acquisto, con mangari anche quello di Day come quarterback coach per lavorare con Blaine Gabbert, potrebbe ridare entusiasmo a quello che è il più piccolo mercato NFL. I Jaguars hanno bisogno di un head coach che possa sviluppare Gabbert e al tempo stesso possa rinvigorire la fan base.

Dirigenti a casa

E ora? Chi se lo aspettava? Nella settimana tradizionalmente dedicata ai licenziamenti degli head coaches, hanno fatto rumore due cambi dirigenziali. Entrambi inattesi. Bill e Chris Polian, vice chairman e Gm dei Colts, sono stati licenziato dall'owner Jim Irsay dopo una stagione disastrosa. Per ora resta al suo posto l'head coach Jim Caldwell, anche se la sua conferma non è ad oggi scontata. I risultati e la voglia di Irsay di iniziare una nuova stagione hanno determinato la fine del rapporto con i Polian. Irsay ritiene di essere alla fine di un ciclo e di dover ricostruire i Colts, proprio come venne fatto nel draft del 1988, quando la franchigia cominciò a costruirsi un futuro vincente scegliendo Peyton Manning e non Ryan Leaf come franchise quarterback. Ed anche questa volta dal quarterback i Colts dovrebbero ripartire, con la possibilità di sceglie Andrew Luck da Stanford nel prossimo draft e con il futuro di Peyton Manning quanto mai in dubbio. Soltanto che, questa volta, Irsay non ha voluto affidare la ricostruzione allo stesso uomo che l'aveva portata avanti in quel 1998. Il tempo, l'usura dei rapporti, il fatto che Bill Polian, in Curtis Painter, non sia stato in grado di trovare un valido backup a Manning, hanno contriubito alla fine del rapporto di lavoro.  Vedremo chi arriverà come nuovo GM: le storylines da seguire a Indy saranno molte, dal futuro di Manning e Caldwell a come verranno riassemblati roster e coaching staff. E Bill Polian? Cosa farà? Il ritiro è una opzione anche se i media di Chicago spingono per il suo arrivo ai Bears, che nel frattempo hanno deciso di sollevare dall'incarico il GM Jerry Angelo, primo movimento di una vasta rifondazione che toccherà anche il coaching staff, dove comunque l'head coach Lovie Smith è stato confermato. Sembra che la decisione di licenziare Angelo sia stata presa dal president e CEO Ted Phillips, con l'ovvio appoggio dei McCaskey, che avrebbeo delegato a Phillips il potere decisionale nella nuova struttura che stanno organizzando. Ora  la McCaskey family e Phillips dovranno trovare qualcuno che possa lavorare fianco a fianco con Smith. Difficilmente infatti nella NFL funzionano i rapporti a due fra GM ed head coach quando il GM in carica non è la persona che ha direttamente ingaggiato l'head coach.  Per questo nelle ultime ore un nome che è circolato come possibile sostituto di Angelo è quello del director of player personnel Tim Ruskell, già in organico. Ma secondo Kevin Seifert di ESPN.com è difficile che i Bears, che cominceranno una nuova era sotto la guida di George McCaskey a capo della franchigia della famiglia, vadano ad assumere un tradizionale GM come Ruskell, che non darebbe il senso di una novità. Inoltre Ruskell è molto amico di Angelo, che lo ha voluto nell'organizzazione nel 2010 e quindi non è detto che accetterebbe. Infine, Ruskell nella precedente esperienza dirigenziale, cinque stagioni come president of football operations dei Seattle Seahawks, non è che abbia prodotto molti buoni risultati. In ascesa la candidatura del director of football operations dei Packers, Reggie McKenzie, legato a Lovie Smith. Altri nomi sono Sheldon White dei Lions, Les Snead dei Falcons, Steve Keim dei Cardinals e Eric DeCosta di Baltimore. Quello che sorprende di più dei due movimenti è stato quello dei Colts, che sembravano legati a doppio filo a Polian. Stupisce però anche la decisione dei Bears,   una dei team più stabili a livello dirigenziale di tutta la NFL, da 11 stagioni legati ad Angelo. Il record dalla loro ultima apparizione al Super Bowl, il fallimento delle firme dei free-agent Chester Taylor e Brandon Manumaleuna, costati ai  McCaskey circa $12 milioni per nesusna produzine, sono stati più forti del legame storico.

lunedì 2 gennaio 2012

Senza Spagnuolo

Fin dall'altra sera, i primi rumors circolavano. Ora che la notizia è ufficiale, i St. Louis Rams allungano la lista dei teams alla ricerca di un nuovo head coach per il 2012. Anche se gli infortuni hanno martoriato la stagione dei Rams, finire 0-6 nella division è stato inaccettabile per l'owner Stan Kroenke. Troppo per tenere il 52enne Spagnuolo, 10-38 in tre stagioni con i Rams. Insieme al coach se ne va anche il  GM Billy Devaney, in carica dal dicembre 2008. In questo è apprezzabile la scelta della franchigia. Se Spagnuolo è stato ritenuto colpevole dei pessimi risultati ottenuti nelle ultime stagioni, è giusto che a pagare, una volta tanto, sia anche chi ha contributio a sceglierlo ed a costruire i roster con i quali ha lavorato. Ora cominceranno a circolare i primi nomi, con Adam Schefter di ESPN che ha già fatto quello di Jeff Fisher. Comunque, a differenza di altre piazze come Miami, i Rams sono un team appetibile dai big names. Il team ha un franchise quarterback, la defense può contare su buoni giocatori e molti veterani sono facilmente tagliabili senza danni per il salary cap. Riguardo a Spagnuolo, si era sparsa la voce in questi giorni, in caso di licenziamento, di un ritorno agli Eagles. Le chiamate difensive dei Rams non sono mai state in questione, a dimostrazione del fatto che Spagnuolo potrà contare ancora su una buona reputazione come offensive coordinator al momento di cercare un nuovo lavoro nella NFL.

Teste rotolanti

E' ancora presto. La regular season NFL si è conclusa da poche ore ed è quindi presto per commentare notizie certe. Siamo ancora a livello di voci. Ma le voci resteranno tali per poche ore. Molte situazioni andranno sistemate. Una di queste a New York, sponda Jets. Poco prima di quella che presumibilmente sarebbe stata una partita inutile, come infatti è avvenuto, contro i Dolphins, ESPN ha riportato la notizia secondo la quale i Jets sarebbero pronti a rinnovare il proprio offensive staff. L'offensive line coach Bill Callahan è in scadenza di contratto e potrebbe non essere riconfermato. Ma il nome su cui maggiormente si appuntano le ire di fans e media è quello dell'offensive coordinator, Brian Schottenheimer, sotto contratto fino al 2013. Paradossalmente, come ammesso dallo stesso head coach

domenica 1 gennaio 2012

Paul Hornung Award

Il concetto di studente-atleta è noto a tutti gli appassionati di sport di college USA. Lo studente atleta è quello studente che deve abbinare alle ore di studio quelle da passare sul campo da gioco prima, durante e dopo la regular season. All'interno del college football, nel mondo iper-specializzato del football americano, esiste poi la categoria tutta particolare formata dagli studenti che devono anche adatarsi a giocare in più posizioni. Recentemente ESPN.com ha dato spazio alla vicenda del senior di Virginia Tech, Danny Coale, ottimo receiver, punter e punt returner per i campioni 2011 della ACC Coastal Division. Coale entra nello Sugar Bowl con 157 career receptions per 2,541 yards e 7 touchdowns. Dalla scorsa primavera, Coale è diventato anche la scelta No. 1 della depth chart come punter. Soprendentemente, Coale non è stato nominato fra i finalisti dell'edizione 2011 del Paul Hornung
Award. Il Paul Hornung Award è il premio, istituito nel gennaio 2010, consegnato al migliore fra gli atleti versatili della NCAA. La scorsa edizione è stata vinta da Owen Marecic di Stanford, un All Pac-10 sia come fullback che come linebacker. Le possibilità per questi atleti di trovare spazi nella NFL? In parte buone ed in parte no. Come sempre dipende dalle qualità del singolo e dalla franchigia nella quale ci si trova a finire al draft. Un atleta versatile dovrebbe infatti avere sulla carta maggiori possibilità di utilizzo, andando a ricoprire diverse posizioni. In realtà, in un ambiente iper-specializzato come quello della NFL, avere un giocatore di cui non si sa con precisione la posizione migliore nella quale possa venir impiegato, rischia di far passare questo ragazzo per un atleta buono a fare un pò di tutto ma eccellente in niente. Comunque, accanto a Coale, altri giocatori si sono distinti in questa stagione 2011. Il senior di Arkansas, Joe Adam, è stato impiegato come punt returner, wide receiver e running back, guidando la SEC in punt return yardage e diventado l'unico giocatore della nazione a riportare nel 2011 ben 3 punts in touchdown. Un altro senior, Brandon Boykin di Georgia, uno starting cornerback, è stato impiegato anche come kickoff returner, punt returner, tailback e quarterback in situazioni particolari. A questi due, vanno aggiunti gli altri finalisti dell'Hornung, il junior di Oregon LaMichael James, uno dei migliori running back della nazione ed autore di 12 punts riportati per i Ducks; ed il junior di Toledo, Eric Page, wide receiver, kickoff returner e punt returner.