mercoledì 29 febbraio 2012

Dove va?

Il draft è lontano ancora due mesi e la free agency deve ancora cominciare ma già ci sono speculazioni su cosa i teams vorranno o potranno fare. Molti sono alla ricerca di un quarterback. E oltre i vari Peyton Manning, Andrew Luck e Robert Griffin III, il nome più hot delle ultime settimane è quello del quarterback di Texas A&M, Ryan Tannehill, 3,744 yards con 29 touchdowns e 15 INTs nella stagione da senior, per un totale del 62.5 percento di completi, 5,450 yards e 42 touchdowns in due stagioni da quarterback. I Rams sembrano intenzionato a tradare la loro prima scelta, la No.2 totale del Draft ed avrebbero già iniziato discussioni con  Browns, Redskins e Dolphins. Tutti teams alla ricerca di un quarterback. A 6-4 per 222-pound, Tannehill  potrebbe essere l'uomo giusto. Stazza e braccio forte non difettano a questo ragazzo che, nonostante la scarsa esperienza nella posizione, appena 20 gare totali da quarterback al college, ed il fatto di aver subito un infortunio al piede nella sua ultima stagione, ha comunque qualità che hanno impressionato gli scout. Considerato un pocket passer, Tannehill potrebbe essere impiegato da Cleveland nella West Coast offense. Che Tannehill sia seguito Cleveland lo pensa anche Mary Kay Cabot del Cleveland Plain Dealer. In realtà, Tannehill è bravo anche a lanciare in movimento, in bootlegs o altri movimenti che lo portano fuori dal pocket. E questa è una caratteristica che è richiesta ad esempio dalla WCO utilizzata da coach Mike Sherman, ex head coach di Texas A&M. Proprio questo avvicina Tannehill a Miami, dopo l'arrivo ai Dolphins di Sherman come nuovo offensive coordinator. Sherman è il coach che ha spostato Tannehill a wide receiver, dove ha postato 112 ricezioni per 1,596 yards e 10 touchdowns, prima di riportarlo a quarterback durante la sua stagione da junior. Sherman ha espresso apprezzamento per le sue qualità da vincente e per la capacità di Tannehill di adattarsi ad ogni sistema offensivo.

giovedì 23 febbraio 2012

La saga del Maryland

Molto più che un semplice rilascio. Dopo le critiche ricevute dai media locali e nazionali, che si sono occupati del caso, l'head coach di Maryland, Randy Edsall, ha concesso all'ormai ex quarterback Danny O'Brien un pieno rilascio dal programma senza restrizioni al trasferimento. In un primo momento, Edsall aveva deciso di concedere il rilascio a O'Brien con il divieto di trasferirsi a Vanderbilt, allenata dall'ex offensive coordinator di Maryland, James Franklin. Maryland aveva accusato Vanderbilt di aver contattato O'Brien prima che questi venisse rilasciato dalla sua scholarship. La decisione ha scatenato una polemica fra i media nazionali. Che Edsall non volesse O'Brien in un altro programma della ACC o in un team extra conference che giocherà contro Maryland nel 2012 o nel 2013 era considerato da alcuni accettabile. Che fosse vietato a O'Brien di giocare per l'uomo che lo aveva reclutato, no. Come freshman nel 2010, O'Brien aveva prodotto ottimi risultati sotto la offense di Franklin, diventando l'ACC rookie of the year. Ma la scorsa stagione, la prima di Edsall con i Terrapins, era finito sulla sideline sostituito dal backup C.J. Brown. La controversia era scattata  quando O’Brien fu messo da parte contro Georgia Tech: quella prima decisione ha poi cominciato a determinare la volontà di O’Brien di lasciare il programma. Le dichiarazioni dell'offensive coordinator Mike Locksley di voler dare ad entrambi i quarterbacks le stesse chances di diventare titolare non sono bastate a O'Brien. Qui però non c'entra soltanto il problema del non voler rilasciare un atleta per mandarlo ad un altro programma. Il problema è il voler limitare le opzioni per uno studente universitario, che avrebbe il diritto di poter proseguire il proprio iter accademico in un altra università. La questione è la solita: siamo davanti ad atleti o a studenti? E' un problema anche di controllo, di coaches che vogliono mantenere la miglior situazione per vincere, come ha fatto notare il Dr. B. David Ridpath, assistant professor of sports administration alla Ohio University sul NY Times. Gli studenti vengono trattati da atleti professionisti senza averne i benefici, vedi uno stipendio per giocare a football. I giocatori sono trattati da pro soltanto quando fa comodo alle università. E le regole NCAA lo permettono, dando ai coaches, loro con stipendi da professionisti,  la possibilità di bloccare i trasferimenti dei giocatori ad altri programmi. Lo stesso Edsall decise di lasciare UConn per Maryland a gennaio 2011, quando UConn aveva ancora un game da giocare. Che ci siano dietro queste scelte degli atleti ragioni che vanno oltre il lato accademico, come la possibilità di andare in scuole dove hanno maggiori possibilità di giocare e di proporsi un giorno alla NFL, poco importa. La questione è che ci sono due pesi e due misure nel trattare coaches ed alteti: i primi  super pagati con ampi poteri; i secondi alle loro dipendenze senza diritti.

mercoledì 15 febbraio 2012

Butch a Tampa

Quanto riportato a suo tempo da Peter King di Sportsillustrated è stato concretizzato in queste ore: il nuovo head coach di Tampa Bay, Greg Schiano, ha ingaggiato l'ex head coach di North Carolina, Browns e Miami Hurricanes, Buch Davis, per il proprio staff. Davis aiuterà Schiano anche senza allenare, in quanto ancora stipendiato lautamente dalla University of North Carolina. Non una sorpresa dato che lo stesso Schiano è stato il defensive coordinator di Davis a Miami nel periodo 1999-2000. Schiano è una new entry nella NFL e molti sono curiosi di vedere che tipo di approccio nella offense e nella defense, la sua specialità, porterà. Prendendo spunto da alcuni appunti rilasciati dall'allora defensive back coach degli Hurricanes, l'attuale head coach dei Colts, Chuck Pagano, vediamo da vicino la filosofia difensiva di Davis nell'esperienza alla University of Miami, come detto fatta con Schiano come defensive coordinator. Non è detto che questi concetti, che risalgono al 2000, siano ripetuti a Tampa, ma è comunque interessante studiarli. La defense di Davis si basava su tre concetti: fermare le corse; vincere le situazioni di terzo down; creare turnovers. Sono regole basi per quasi ogni defense. Per concedere solamente situazioni di terzo e lungo alle offense avversarie, Davis vuole una grande run defense nel primo e secondo down. Per fare questo, Davis utilizzava come chiamata base quella da lui definita Eagle Three Exchange, che prevedeva la presenza di una safety come ottavo uomo nel box:




dietro questo box veniva giocata una zone coverage, per evitare che il Sam linebacker si trovasse a contatto uomo contro uomo con un tight end. Contro set che prevedono uno slot receiver, Davis giocava una Eagle
Strong Cover 3, con la safety in grado di poter entrare a supporto nel box contro le corse o di scivolare dietro se la giocata era un pass. Per fare questo Davis posizionava la safety circa 8 yards dalla linea di scrimmage, in posizione intermedia.

L'utilizzo di un 8-men box era però condizionato dall'utilizzo del fullback che molti programmi facevano in quell'epoca. Nella NFL, soprattutto moderna, il fullback è una posizione in via di scomparsa o, almeno, sottoutilizzato in questo momento. Così resta da vedere come potrebbe comportarsi la defense di Davis di fronte a singleback o empty back formations.

giovedì 9 febbraio 2012

La offense dei Pats

Quello che è mancato ai Patriots, nel SuperBowl XLVI, è stata l'esecuzione, la capacità appunto di eseguire correttamente tutti i plays necessari a vincere. Non che la offense abbia giocato male, soltanto che quella dei Giants è stata perfetta. Ma che offense l'head coach Bill Belichick ha utilizzato in queste stagioni? E' la  Erhardt/Perkins offense, creata da Ron Erhardt e Ray Perkins negli anni 70s  mentre erano assistant coach dell'head coach Chuck Fairbanks proprio con i New England Patriots. E' stato Charlie Weis a riportare in auge questo sistema a Boston. Perkins iniziò a lavorare come offensive asistant dei Patriots nel 1974, per approdare poi successivamente a San Diego nel 1978 come offensive coordinator dei Chargers, prima di diventare head coach dei New York Giants nel 1979, in una carriera proseguita poi con Alabama dal 1983 per quattro stagioni, con i Tampa Bay Buccaneers fino al 1990, con Arkansas State nel 1992 e di nuovo nella NFL nel 1993 come assistant coach di Bill Parcells, ancora con i Patriots. Il sistema sviluppato da Erhardt e Perkins è basato su un linguaggio costituito da parole, lettere e numeri per designare ogni play, distanziandosi in questo dalla terminologia della West Coast offense, che è invece fondata sui colori.  Ad esempio, Charlie Weis ha descritto nella sua autobiografia No Excuses il primo play chiamato nel SuperBowl XXXVI: Zero Flood Slot Hat, 78 Shout Tosse. Zero è la formazione base,  Flood Slot Hat modifica la formazione ad una con 1 back in motion, 2 tight ends e 2 wide receivers, mentre 78 indica il gioco base, nel qual caso un 3 step drop play, Shout indica le tracce dei receivers da un lato del quarterback, Tosser indica le tracce degli altri due potenziali ricevitori. Questa è stata una novità introdotta da Weis che, oltre ad utilizzare più formazioni con 4 o 5 receivers, ha aumentato la terminologia per indicare appunto le tracce che dovevano eseguire i receivers posti da entrambi i lati del pallone. Altro esempio, 6 Zing 62 Red Y Flag, uno dei favoriti dell'ex quarterback dei Patriots, Drew Bledsoe: 6 è la formazione; Zing indica al receiver Z la sua motion; 62 indica il tipo di protezione dei linemen; 2 dà indicazioni al tight end; Red indica le tracce dei receivers; Y detta all'Y receiver la sua traccia, che nel caso era una 8-yard hook. La base della Erhardt/Perkins offense è l'utilizzo di pochi schemi, corsi a partire da un alto numero di formazioni. Così lo stesso play può essere utilizzato a partire da 8 diversi set. Ed imparare la terminolgia è la cosa più difficile per una offense. Per questo i troppi cambi di offensive coordinator sono a volte visti con sospetto dai media. Un esempio ci è dato dallo stesso Bledsoe, che una volta raccontò come nella offense di Ernie Zampese ogni formazione avesse un nome con i numeri che indicavano le tracce dei ricevitori mentre nella offense di Weis erano i numeri ad indicare le formazioni ed i nomi le tracce. Con l'arrivo di Josh McDaniels, questa offense ha visto l'introduzione di concetti della spread offense appresi alla University of Florida sotto Urban Meyer, in particolare l'empty backfield e la ricerca di mismatches per i receivers. Bisognerà vedere se il ritorno di McDaniels come offensive coordinator comporterà un ritorno ad una versione della spread o se verrà mantenuta la Erhardt/Perkins offense. Anche i Jets dovrebbero avere la loro Erhardt/Perkins offense con il nuovo OC Tony Sparano. Sparano ha lavorato per Tom Coughlin a Jacksonville e Bill Parcells a Dallas. E Parcells e Coughlin conoscono il sistema Erhardt/Perkins. Lo stesso quarterbacks coach dei Jets, Matt Cavanugh, conosce la offense, avendo lavorato sotto Erhardt a New England nel periodo 1978-82.

lunedì 6 febbraio 2012

E' colpa tua, no sua, no mia...

Per Gisele Bundchen, moglie di Tom Brady, la colpa è dei receivers dei Patriots. Per altri di Brady stesso. Per altri ancora della defense dei Patriots, dell'head coach Bill Belichick...diciamolo subito: non è stato un grande SuperBowl. Per la terza volta in cinque stagioni, la seconda in un SuperBowl, Belichick&Brady hanno perso contro Eli Manning, l'head coach Tom Coughlin and i Giants. Ma la sconfitta 21-17 nel SuperBowl XLVI non è stata la sconfitta di una squadra mediocre contro una forte. E neanche quella di una squadra forte contro una fortissima. E' stata la sconfitta di chi ha sbagliato di più in una partita fra due mezze squadre. Già perché le due defense non sono state presenti. La defense di New England non ha forzato nessun three-and-out. E' stato una specie di shout out a basso punteggio. Due grandi offenses in grado di smuovere la catena e segnare punti ad ogni drive. Alla fine, ha vinto chi ha sbagliato di meno. Brady è stato grande, completando 27 su 41 passes per 276 yards e 2 TDs. Il suo INT non è stato costoso, anche se il lancio era assurdo. Il suo completo in un quarto e 16 al wide receiver Deion Branch è stato invece fenomenale.  Il pass droppato dal wide receiver Wes Welker non era invece così buono come può far pensare il mea culpa effettuato dallo stesso ricevitore. Però restano i drops di Branch e del tight end Aaron Hernandez. Ed il fatto che Belichick abbia utilizzato la tanto temuta no-huddle offense soltanto in 9 snaps del game, nonostante abbia prodotto 54 yards ed 1 touchdown. Piuttosto, un fattore è stato lo special team dei Giants. Il punter Steve Weatherford ha calciato 3 dei suoi 4 punts dentro la 10-yard line. Anche i set con due tight ends non hanno funzionato: Belichick ha utlizzato set con 3 receivers, 1 tight-end set con Rob Gronkowski sulla sideline nel momento in cui i Patriots hanno cercato un passing game con passes sul corto. Alla fine l'infortunio della vigilia di Gronkowski è stato sentito. Esaltiamo quindi Manning e Coughlin ma non tiriamo pomodori a Belichick e Brady.

giovedì 2 febbraio 2012

After Luck

Alla sua seconda stagione come head coach del programma, David Shaw ha messo insieme delle reclute stellari, guidate da tre giocatori presenti nella lista ESPNU 150 e da tre molto considerati offensive linemen. I due tackles Andrus Peat (Tempe, AZ/Corona del Sol HS) e Kyle Murphy (San Clemente, CA/San Clemente HS) si sono infatti aggiunti al defensive end Aziz Shittu Atwater, CA/Buhach Colony HS). ESPN RecruitingNation considera la classe di Stanford la 12° della nazione. Sarà una stagione dura per Stanford, senza più l'All-America quarterback Andrew Luck, ma il programma sembra indirizzato bene con una classe di prospettiva e potendo contare anche su una ottima defense, dove tutti e 4 gli starting linebackers, gli inside Jarek Lancaster e A.J. Tarpley e gli outside Trent Murphy e Chase Thomas, torneranno per la prossima stagione. Uno dei big names del gruppo di reclute è il running back Barry J. Sanders (Oklahoma City, OK/Heritage Hall HS), figlio dell'Hall of Famer ex Lions, Barry Sanders. Altro talento e figlio d'arte è Nick Davidson (Eden Prairie, MN/Eden Prairie HS), quinto figlio di Jeff Davidson, offensive-line coach dei Minnesota Vikings ed ex giocatore di Broncos e Saints. Non ci sono quarterback in questa classe. Shaw ha sottolineato come ce ne siano già di validi nel programma per prendere la difficile eredità di Luck. Stanford è comunque ancora in corsa per il quarterback Jameis Winston, (AL/Hueytown HS), che sta considerando anche Florida State e potrebbe aspettare a firmare fino alla prossima settimana.



Il giorno dopo

Potrà interessare o meno, ma le star del college football -- a volte anche della NFL -- passano da qui. E' il national signing day, il giorno in cui i prospetti delle high school dichiarano ufficialmente la loro destinazione  a livello di college. E' il finale di una scontro sportivo che si combatte per anni, con i giocatori che possono essere reclutati dal momento in cui mettono piede nella scuola superiore fino a quello in cui firmano ufficialmente una lettera di intenti per un college. In questo lasso di tempo, può accadere di tutto: contatti via twitter e facebook, cambi di idee dei programmi, cambi di idea dei giocatori...il risultato, ancora una volta, è stato quello uscito dal primo mercoledì di febbraio, giorno tradizionale nel quale le televisioni ed i giornali di tutta America sono concentrati per sapere che cosa i prospetti hanno scelto di...scegliere. E' un giorno importante, forse più sentito del Draft NFL, perchè i ragazzi chiamati a scegliere il college non sono superpagati atleti di un mondo, quello dei pro, così distante, ma gli stessi compagni con cui abbiamo frequentato la scuola, con cui abbiamo condiviso uno spogliatoio, con cui abbiamo mangiato insieme. Non tutti diventeranno star NFL e forse alcuni non diventeranno nemmeno star nel college football. I risultati li sapremo nelle prossime stagioni ma tutto inizia qui. La classe No. 1 sembra appannaggio di Alabama. I Crimson Tide hanno firmato i junior college cornerbacks Travell Dixon e Deion Belue per rinforzare la secondaria, cui va aggiunto Landon Collins, considerata la safety No. 1 in America. Aggiungiamoci il LB Dillon Lee, il WR Chris Black ed il DL Korren Kirven e vediamo come Alabama sia considerata la miglior classe del 2012. Buona anche la classe di Oklahoma. I Sooners hanno il talentuoso wide receiver Sterling Shepard, cui hanno aggiunto altri due ricevitori come Durron Neal e Derrick Woods ed un tight end come Taylor McNamara (San Diego, Calif./Westview). Florida ha rinforzato la defense con il CB Brian Poole ed i DE Dante Fowler e Jonathan Bullard. Dall'altro lato del campo ecco il No. 1 offensive tackle del Paese secondo ESPN in Jessamen Dunker da Boynton Beach, Fla. ed un buon running back in Matt Jones da Seffner, Fla. Mizzou ha preso ilo wide receiver Dorial Green-Beckham (Springfield, Mo./Hillcrest), considerato il nuovo Julio Jones. A questo talento ecco aggiungere il QB Maty Mauk e l'OL Evan Boehm. La prima classe di Urban Meyer a Ohio State non ha deluso: i Buckeyes hanno firmato i DEs Noah Spence, Adolphus Washington e Se'Von Pittman, ed il DT Tommy Schutt. Per la offense, c'è l'OL Kyle Dodson da Cleveland. Ottima Stanford che ha reclutato tre super offensive linemen, a cominciare da Kyle Murphy, un 6'6", 280-pound da San Clemente. Buona South Carolina che ha messo insieme una delle migliori classi del Paese grazie alle firme del WR Shaq Roland, del RB Mike Davis e del DB Chaz Elder. La sorpresa? Per tutti i media Vanderbilt dell'head coach James Franklin, la cui prima classe ha il defensive end Stephen Weatherly da Atlanta ed i linebackers Darreon Herring da Stone Mountain, Ga. e Jacob Sealand da Tucker, Ga. Ma da non dimenticare Washington: gli Huskies hanno firmato la safety Shaq Thompson ed il CB Brandon Beaver (Compton, Calif./Dominguez), che hanno preferito Washington a Cal dopo l'arrivo nel coaching staff degli Huskies del defensive line coach e defensive run game coordinator Tosh Lupoi, ex proprio di Cal. La delusione? Auburn, a parte l'OT Avery Young. Le decisioni shock? Il DT Eddie Goldman (Washington, D.C./Collegiate Academy) che ha scelto Florida State al posto di Auburn e soprattutto il WR Deontay Greenberry, che ha rinunciato a Notre Dame per andare a Houston.